Marlene Dietrich nasce a cavallo di una sedia, in un fumoso cabaret, calze nere, giarrettiere, ciglia finte, cilindro, voce roca e lunghe gambe, simbolo di una seduzione che sa di sensualità perversa. E' Lola Lola, più che una donna una femmina. E' il 1930 e Maria Magdalena Dietrich von Losch ha 29 anni. In una Berlino che prefigura le atmosfere del nazismo incombente si gira l' "Angelo azzurro". Debutterà nelle sale tedesche il 22 dicembre e diventerà uno dei film culto del secolo. Il regista von Sternberg esalta la femminilità carnale di Marlene e la fa seduttrice di uomini, l'incarnazione terrena di una divinità pagana. Decolla la donna che accenderà le fantasie maschili per una breve eternità. Amerà, sarà amata, trasgredirà, farà saltare molti schemi, diventerà il mito della seduzione, l'angelo del turbamento. La femme fatale.
Lola Lola
Lola Lola ha un corpo da sgualdrina insolente e una voce allusiva a qualcosa di intimo e proibito. L' "Angelo azzurro" è provocatorio, sadico, un feticcio. Marlene, equivoca e trasgressiva, è una folgorante rivelazione. Le voce inquietante, le calze nere, la corta gonna aperta davanti a mostrare mutandine di pizzo e giarrettiere fanno della Dietrich una giovane icona del sesso. L'erotismo del film è intenso perché Marlene è se stessa, la ragazza che un anno prima ha indossato in pubblico un elegante frac nero, sottolineando la sua inconfondibile immagine androgina. Da quello scatenato "Angelo azzurro" parte la parabola di un'inimitabile Venere bionda che sedurrà uomini e donne con il suo fascino ambiguo e provocatorio.
Hollywood
Aria sfrontata, sguardo torbido, cigarillo fra le labbra vermiglie, la bionda in frac lascia la Germania nazista ed entra nello star system americano. Prima con Sternberg, poi con i grandi registi di Hollywood batte la pista del successo e della fama. Da cantante di cabaret si trasforma in cortigiana, avventuriera, spia, prostituta, gelida seduttrice, eroina maledetta, signorina di piccola virtù, sempre professionale, determinata, decisa, capace di interpretazioni di spessore. Qualche titolo di film, prima e dopo la guerra: "Marocco", "Shangai Express", "Venere bionda", "Capriccio spagnolo", "La taverna dei sette peccati", "L'infernale Quinlan", "Vincitori e vinti". Nata come mantide religiosa che umilia e distrugge il povero professor Rath dell'"Angelo azzurro", Marlene evolve nel ruolo di avventuriera misteriosa, amante, ma anche amica, troppo ironica per essere solo sexy, troppo sexy per essere solo una compagna d'avventura.
Il declino
Passano gli anni ma non ne intaccano il fascino. Dalla sfacciata Lola Lola alla struggente Lili Marlene, alla vedova del generale tedesco in "Vincitori e vinti", Marlene è sempre se stessa come attrice e come donna, passionale e glaciale, angelo azzurro e strega. La giovinezza della ragazza del '30 sarà lenta a passare. Quando le piomberà addosso la vecchiaia, cercherà di esorcizzare il tempo, poi lo subirà. Diventerà una stella lontana. E nel momento fissato dal destino, il 6 maggio 1992, l'immortale morirà: una manciata di pastiglie sarà la sua ultima sfida alle convenzioni. Amava dire: "Gli angeli non muoiono mai". Ma se ne andrà disperata, come da copione per chi è stato grande.
